La Brexit è realtà: Londra è fuori dalla Ue

31 Gennaio 2020, a tre anni e mezzo dal referendum nel quale si era votato il “Leave” o il “Remain”, la Brexit diventa ufficialmente realtà.

Londra non fa più parte dell’Unione Europea. Il Regno Unito è il primo paese a lasciare la Ue dalla fondazione dell’organizzazione internazionale da quando è stata fondata.

Tante sono le emozioni: felicità, tristezza, amarezza, liberazione. Ieri a Trafalgar Square c’era chi ha bruciato la bandiera della UE, chi era disperato e aveva votato per il restare, c’è tanto fermento.

Londra aveva aderito nel 1973. L’ultimo passaggio formale ma necessario è stato il voto dell’Europarlamento mercoledì 29 gennaio, concluso con un largo sì all’accordo. Siamo in un “periodo di implementazione“, cosi definito dal governo di Johnson.

Da ieri i cittadini britannici non sono più cittadini europei solo per principio: il divorzio vero e proprio avverrà tra 11 mesi.

Dal 1 febbraio al 31 dicembre 2020, poco cambierà. Nei prossimi 11 mesi i rapporti commerciali rimarranno gli stessi di sempre: il Regno Unito resta nel mercato unico e nell’unione doganale, dovrà rispettare tutte le norme Ue, anche quelle più contestate che riguardano la Corte europea di Giustizia, ma non avrà più voce in capitalo in merito alle decisioni politiche che saranno prese.

Soprattutto, il Regno Unito continuerà a pagare la sua “quota di partecipazione” alla Ue, cioè continuerà a contribuire al budget comunitario per tutta la durata della transizione. Un limbo necessario, una nuova fase in cui molto ancora può accadere.

Questa transizione dura quindi 11 mesi e c’è ancora tanto da decidere e di cui discutere.

Parliamoci chiaro, dato il fardello il tempo non è molto e c’è quindi il dubbio che si possa estendere oltre. Il premier britannico Boris Johnson ha già stemperato, fermo sulla sua decisione e vuole a tutti i costi escludere questa possibilità con una legge ad hoc con cui il governo si impegna ad evitare un’estensione del periodo oltre il 31 dicembre. Se il governo dovesse in alcun modo cambiare idea, dovrebbe far approvare un’altra legge in senso contrario.

Attualmente, l’ultima finestra utile per estendere il periodo di transizione si chiude il prossimo 1 luglio. Se le cose restano così e entro fine anno non saranno raggiunti gli accordi su tutti i punti, il Regno Unito sarà ad ogni modo fuori.

Questa eventualità richiama il tormentone degli ultimi tre anni e mezzo: deal o no deal.

Il no deal era l’ipotesi in cui Unione Europea e Regno Unito non avessero raggiunto un accordo di ritiro, in questo caso si sarebbe parlato di Hard Brexit. L’accordo è stato trovato indi per cui l’uscita di Londra è dunque ordinata e regolata nei principi grazie a un accordo politico; bisogna però adesso definire cruciali dettagli.

Resta da capire se si riuscirà a negoziare gli accordi che regoleranno i futuri rapporti perché dopo il 31 dicembre 2020, il Regno Unito rinuncerà al mercato unico e all’unione doganale: se i negoziati dei prossimi mesi non andranno a buon fine, potrebbero rispuntare i dazi sui prodotti scambiati tra Ue e Regno Unito.

 

I negoziati dovrebbero iniziare il 3 marzo, come comunicato dal Guardian: la Commissione Ue deve approvare una proposta di mandato negoziale entro inizio febbraio per fare in modo che il Consiglio Ue la adotti entro la fine dello stesso mese.

 

… Ma chi riguarda la Brexit?

 

Come affrontato nel mio articolo Brexit: tutto quello che c’è da sapere, la Brexit riguarda un pò tutti e ci sono diverse conseguenze.  Dopo il periodo di transizione, nel Regno Unito non si applicherà più la libera circolazione delle persone; ciò significa che gli europei non potranno più andare a vivere a Londra come fatto fino ad ora, ma servirò un visto, come succede in America. Per i viaggi sarà obbligatorio il passaporto e non più con la carta di identità.

Come già menzionato, dal 1 Febbraio 2021, quindi esattamente ad un anno da oggi, per andare solo a visitare Londra per un weekend servirà il visto che andrà compilato entro tre giorni e ovviamente il passaporto, per soggiorni più lunghi di 30 giorni servirà un visto di lavoro.

 

E voi Travellers cosa ne pensate?

 

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